PROGRAMMA CULTURALE 2010 - 2011


La Commedia Americana

Al contrario del Melodramma, che vede l’amore come qualcosa di sublime e sostanzialmente irrealizzabile, la Commedia racconta di solito la possibilità di raggiungimento della felicità individuale che si attua nel rapporto soddisfacente con un’altra persona.

Ci sono perciò rapporti con la fiaba secondo l’interpretazione data da Bruno Bettelheim; cioè, nel caso delle fiabe, il bambino non è tenuto a credere quanto la fiaba stessa racconta, e soprattutto la sua conclusione: sa benissimo che “e vissero per sempre felici e contenti” non può darsi nella realtà, ma impara nello stesso tempo, subliminalmente, che cosa davvero potrà renderlo felice. Così accade anche per lo spettatore cinematografico quando va a vedere una commedia, che necessariamente si concluderà con l’esito felice di una storia d’amore.

Naturalmente per giungere a questo esito saranno stati superati molti ostacoli, che tuttavia nel caso della commedia sono soprattutto di carattere psicologico, incominciando dallo scontro tra maschile e femminile.
E volta a volta, a secondo delle tipologie e degli schemi di racconto, sarà il femminile (più spesso) oppure il maschile (più di rado) ad essere responsabile del trionfo finale.

Storicamente, per quanto concerne la grande commedia cinematografica americana, il suo sviluppo e la sua fortuna si dovettero soprattutto alla grande crisi economica, che incominciata nel 1929, segnò tutto il decennio successivo: ai pubblici poveri e spesso disperati, che affollavano le sale dei cinema, si proponevano mondi d’evasione nei quali gente bella e ricca, senza il minimo problema che non fosse legato ai sentimenti, poteva infine coronare il sogno.

Nacquero maestri che nell’ambito del genere riuscirono ad elaborare un discorso personale: il tedesco, ma emigrato a Hollywood, Ernst Lubitsch; e poi, nel dopoguerra, il suo allievo-erede Billy Wilder, pure venuto dall’Europa; ma anche l’italoamericano Frank Capra, portavoce della politica di Roosevelt e l’americanissimo Howard Hawks.
E alle figure dei registi vanno accostate quelle di grandi interpreti che nella commedia ottennero i risultati migliori, diventando nello stesso tempo modelli di bellezza e di eleganza: da Audrey Hepburn a Marilyn Monroe, da Cary Grant a Katharine Hepburn.

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Al contrario del Melodramma, che vede l’amore come qualcosa di sublime e sostanzialmente irrealizzabile, la Commedia racconta di solito la possibilità di raggiungimento della felicità individuale che si attua nel rapporto soddisfacente con un’altra persona.

Ci sono perciò rapporti con la fiaba secondo l’interpretazione data da Bruno Bettelheim; cioè, nel caso delle fiabe, il bambino non è tenuto a credere quanto la fiaba stessa racconta, e soprattutto la sua conclusione: sa benissimo che “e vissero per sempre felici e contenti” non può darsi nella realtà, ma impara nello stesso tempo, subliminalmente, che cosa davvero potrà renderlo felice. Così accade anche per lo spettatore cinematografico quando va a vedere una commedia, che necessariamente si concluderà con l’esito felice di una storia d’amore.

Naturalmente per giungere a questo esito saranno stati superati molti ostacoli, che tuttavia nel caso della commedia sono soprattutto di carattere psicologico, incominciando dallo scontro tra maschile e femminile.
E volta a volta, a secondo delle tipologie e degli schemi di racconto, sarà il femminile (più spesso) oppure il maschile (più di rado) ad essere responsabile del trionfo finale.

Storicamente, per quanto concerne la grande commedia cinematografica americana, il suo sviluppo e la sua fortuna si dovettero soprattutto alla grande crisi economica, che incominciata nel 1929, segnò tutto il decennio successivo: ai pubblici poveri e spesso disperati, che affollavano le sale dei cinema, si proponevano mondi d’evasione nei quali gente bella e ricca, senza il minimo problema che non fosse legato ai sentimenti, poteva infine coronare il sogno.

Nacquero maestri che nell’ambito del genere riuscirono ad elaborare un discorso personale: il tedesco, ma emigrato a Hollywood, Ernst Lubitsch; e poi, nel dopoguerra, il suo allievo-erede Billy Wilder, pure venuto dall’Europa; ma anche l’italoamericano Frank Capra, portavoce della politica di Roosevelt e l’americanissimo Howard Hawks.
E alle figure dei registi vanno accostate quelle di grandi interpreti che nella commedia ottennero i risultati migliori, diventando nello stesso tempo modelli di bellezza e di eleganza: da Audrey Hepburn a Marilyn Monroe, da Cary Grant a Katharine Hepburn.

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Orario di inizio degli eventi 16.30


Con il Patrocinio del Comune di Parma

Si consiglia la visione preventiva dei film.

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"Io e il mio gatto… siamo due randagi senza nome che non appartengono a nessuno e a cui nessuno appartiene."

(Colazione da Tiffany - Audrey Hepburn - Holly)